È durato 8 mesi lo studio che ha coinvolto 10 farmacie spagnole, tra Granada e Madrid, per delineare il ruolo del farmacista nella prevenzione e nella gestione della vitamina D. I risultati registrati dimostrano i benefici sulla qualità di vita dei pazienti, grazie al controllo in farmacia dell’aderenza terapeutica.
Negli ultimi anni la vitamina D si è affermata come un indicatore cruciale dello stato di salute generale, non soltanto per il suo ruolo fondamentale nella mineralizzazione ossea, ma anche per il suo coinvolgimento nella regolazione dei sistemi immunitario, cardiovascolare e metabolico. Tuttavia, la carenza di questa vitamina è oggi estremamente diffusa, in particolare tra gli anziani, le persone sedentarie e coloro che sono poco esposti alla luce solare.
In Italia, si stima che ben 5 adulti su 10 presentino valori sierici inferiori alla soglia di sicurezza, mentre tra gli over 70 la situazione è ancora più critica, con oltre 8 donne su 10 in condizione di carenza. In questo contesto, il farmacista può assumere un ruolo centrale nella prevenzione e nella gestione della carenza di vitamina D.
Un nuovo studio, condotto dall’Università di Granada e pubblicato sul Journal of the American Pharmacists Association, ha analizzato proprio l’impatto degli interventi guidati dai farmacisti sull’aderenza terapeutica, sui livelli sierici di vitamina D e sulla qualità della vita dei pazienti.
Educazione del paziente e follow up
Lo studio, che ha proposto un nuovo modello di presa in carico del paziente, ha coinvolto dieci farmacie distribuite tra Granada e Madrid, includendo contesti sia urbani, sia rurali. Il progetto, della durata di otto mesi, ha previsto l’arruolamento di pazienti con sintomi compatibili con una carenza di vitamina D o di
nuova prescrizione per supplementi.
L’inclusione non si è limitata, poi, a diagnosi cliniche formali, in quanto sono stati coinvolti anche pazienti con stili di vita a rischio oppure pazienti in terapia con farmaci noti per interferire con l’assorbimento di questa preziosa e utile vitamina. All’interno di questo percorso, i farmacisti, formati secondo le linee guida della Società spagnola di endocrinologia e nutrizione, hanno svolto un ruolo attivo e strutturato nell’educazione del paziente, distribuendo materiali informativi cartacei, inviando messaggi di promemoria via WhatsApp e condividendo brevi video educativi su base mensile.
Ai pazienti è stato spiegato dai colleghi spagnoli come assumere correttamente la vitamina D (preferibilmente durante pasti ricchi di grassi per favorirne l’assorbimento), sono stati forniti consigli sull’esposizione solare, sul movimento fisico e suggerimenti alimentari, con particolare attenzione a cibi naturalmente ricchi di vitamina D come salmone, funghi e uova.
Questo percorso è stato poi rafforzato da due follow-up telefonici, uno a quattro mesi (T4) e uno a otto mesi (T8), durante i quali sono stati rivalutati i parametri iniziali, inclusi i livelli sierici, le abitudini alimentari e quelli di attività fisica, nonché la qualità della vita percepita, misurata con la scala Vas del questionario EQ-5D.
Migliorano i livelli e la qualità di vita
I risultati hanno evidenziato, già al primo follow-up, un netto miglioramento dell’aderenza alla terapia, passata dal 24% iniziale al 90,6%, fino a raggiungere il 91,5% dopo otto mesi. Ciò ha avuto un impatto diretto sui livelli sierici di vitamina D, che sono aumentati da una media di 21,7 ng/mL al momento dell’arruolamento (T0) a 30,4 ng/mL dopo quattro mesi (T4), fino a 33,1 ng/mL al termine dello studio (T8). Un incremento di oltre 11 ng/mL, che ha permesso alla maggior parte dei pazienti di raggiungere la soglia di sufficienza (≥30 ng/mL), riducendo così drasticamente i casi di carenza e le sue possibili conseguenze sulla salute.
Accanto a questi risultati clinici, è stato rilevato anche un miglioramento sostanziale della qualità della vita percepita. Il punteggio medio nella scala Vas è passato, infatti, da 68,7 a 74,7 già al primo follow-up, per poi salire a 76,8 a otto mesi. Più della metà dei partecipanti ha dichiarato di sentirsi meglio dal punto di vista sia fisico, sia psicologico, un effetto attribuibile non soltanto ai benefici della supplementazione, ma anche al valore di un percorso di cura fondato sull’ascolto, sul supporto costante e sulla relazione diretta con il farmacista di riferimento.
Nuovi stili di vita e abitudini alimentari
Oltre ai miglioramenti clinici e alla qualità della vita percepita, lo studio ha documentato anche un altro elemento importante, e cioè un’evoluzione positiva nello stile di vita dei pazienti esaminati, riscontrabile con dati alla mano.
Le ore settimanali dedicate all’attività fisica sono, per esempio, aumentate da 2,3 a 3,3, così come la frequenza delle passeggiate giornaliere, segno di una maggiore consapevolezza dell’importanza del movimento per la salute. Anche le abitudini alimentari hanno mostrato un progresso, seppur più contenuto, con un incremento nel consumo di alimenti naturalmente ricchi di vitamina D e di prodotti fortificati. Questi risultati, raccolti nel tempo e confermati nei vari momenti dello studio spagnolo, dimostrano non soltanto l’efficacia dell’intervento iniziale, ma anche la capacità del farmacista di promuovere un cambiamento duraturo nelle abitudini dei suoi pazienti: non si è trattato di una semplice trasmissione di informazioni, ma di un vero e proprio processo educativo, personalizzato e continuativo, che ha generato benefici concreti nella vita quotidiana delle persone.
Un modello concreto e riproducibile
L’importanza di questo studio sta nel fatto che, pur non essendo un trial randomizzato controllato, riesce a riflettere una situazione reale, concreta e, soprattutto, facilmente replicabile. Le limitazioni metodologiche -come l’assenza di un gruppo di controllo, la breve durata e l’uso di informazioni dichiarate autonomamente dai partecipanti- non ne riducono il significato. Al contrario, dimostrano in modo chiaro come il farmacista di comunità, se formato e dotato di strumenti semplici, ma ben strutturati, possa contribuire in modo misurabile al miglioramento della salute pubblica.
FONTE: www.japha.org/article/S1544-3191(25)00126-8/abstract
(di Paolo Levantino, farmacista clinico e segretario nazionale Fenagifar, Farma Mese n. 7 – 2025 ©riproduzione riservata)