Nel corso del consueto incontro organizzato da Assosalute, l’associazione nazionale dei farmaci di automedicazione, in vista della stagione influenzale, abbiamo incontrato il professor Fabrizio Pregliasco per capire che cosa aspettarci dai virus in arrivo
Con l’arrivo dell’autunno si alza l’attenzione su malattie da raffreddamento e virus influenzali e parainfluenzali e torna il dibattito sull’adesione alla campagna vaccinale. Nell’ultima stagione influenzale solamente il 52,5% degli over-65 si è sottoposto a vaccinazione, contro le indicazioni dell’Oms che pongono al 75% l’obiettivo minimo per una copertura di massa. Inoltre, dati ancor più deludenti si riscontrano tra i più giovani e tra le persone fragili, così come in Italia si registra un ampio divario di immunizzazioni a livello regionale. Rimane, quindi, ancora molto da fare per garantire coperture ottimali. Da qui l’invito rivolto anche alle farmacie, chiamate ora, in apertura della stagione 2025-2026, a collaborare con i medici e le strutture sanitarie per una più ampia diffusione delle vaccinazioni.
Per fare il punto sulla situazione, abbiamo incontrato Fabrizio Pregliasco, professore associato del dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario aziendale dell’Irccs Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano.
■ Dall’Australia arrivano notizie allarmanti sull’entità e pericolosità della stagione influenzale in arrivo. Come ritiene sarà lo scenario dei virus influenzali 2025-2026? Cosa bisogna attendersi?
Il virus dell’influenza gira il mondo e segue i momenti che ne facilitano la diffusione, passando dall’inverno australe al nostro. Però, poi, l’effettiva diffusione dipende anche dall’andamento meteorologico e dal fatto che l’inverno sia particolarmente rigido e freddo, oppure con tanti sbalzi termici: in quest’ultimo caso, più che il virus influenzale in senso stretto, incidono i cosiddetti virus cugini, che sono di 262 diversi tipi durante un inverno. Il dato dell’Australia ci preoccupa perché è la terza brutta stagione in termini numerici. Anche noi ne abbiamo avute già due e, quindi, questa sarebbe la terza anche per noi. Quest’anno ci aspettiamo la co-circolazione di diversi virus respiratori, tra cui virus influenzali (ceppi A H1N1 e B Victoria), virus respiratorio sinciziale (RSV), Sars-CoV-2 e rhinovirus. Dato che in Australia si osserva già la circolazione simultanea di questi virus, è probabile che la situazione si ripeta anche in Italia. In particolare, il ceppo B Victoria, meno diffuso negli anni scorsi e verso cui la copertura vaccinale è minore, potrebbe determinare un aumento dei contagi, anche se entrambi i ceppi influenzali sono inclusi nel vaccino stagionale. Si può stimare che verrà coinvolto tra il 15 e il 25% della popolazione.
Un po’ come nei concerti, la band importante arriverà quando il freddo sarà intenso e prolungato, tipicamente in un momento più avanzato dell’inverno, mentre ora suonano i gruppi spalla, i virus che girano in questo momento e che danno forme meno problematiche rispetto alla vera influenza (che, -lo ricordiamo- si riconosce sempre per 3 caratteristiche: febbre elevata con inizio brusco, almeno un sintomo respiratorio e almeno un sintomo sistemico). C’è poi ancora di mezzo il Covid, un Covid endemico, multiforme nelle sue manifestazioni, che vanno da un po’ di raucedine e febbricola a forme abbastanza intense.
■ È stata aggiornata la composizione dei ceppi virali, secondo le raccomandazioni dell’Oms, e l’Aifa ha pubblicato l’elenco degli 11 vaccini autorizzati. Può indicarci le varie indicazioni dei diversi vaccini?
Quest’anno si è tornati a vaccini trivalenti, mentre in passato era stato necessario chiedere alle aziende di produrre vaccini quadrivalenti, perché avevamo un’incertezza rispetto alla tipologia del virus B, un po’ imprevedibile, e che, distinguendosi in due sottotipi, aveva richiesto che fossero inseriti entrambi. Invece ormai il B/Yamagata non si vede da diversi anni e quindi si è optato per vaccini trivalenti.
In termini di appropriatezza, ci sono vaccini che oggi sono dedicati ai soggetti più fragili e anziani, come il vaccino adiuvato, ben noto da tempo, e quello ad alto dosaggio. Ormai, poi, è ampiamente disponibile in Italia il vaccino vivo-attenuato, che è quello che ha la possibilità di somministrazione nasale, adatto ai bimbi, perché evita la puntura.
Per la stagione in corso, oltre al vaccino antiinfluenzale “classico”, è possibile ricevere anche la vaccinazione contro il Covid e si possono valutare anche altre vaccinazioni raccomandate per gli anziani o soggetti a rischio, come: vaccino antipneumococcico (utile per prevenire polmoniti e altre complicanze respiratorie; generalmente basta una dose nella vita salvo casi particolari); vaccino contro l’herpes zoster e richiami per tetano e altre vaccinazioni previste nel calendario vaccinale. In pratica, un singolo incontro può essere sfruttato per pianificare o effettuare più vaccinazioni, massimizzando la protezione della persona fragile.
■ E per quanto riguarda il virus respiratorio sinciziale?
Al momento non è ancora incluso nella pianificazione vaccinale di routine, ma sono già disponibili vaccini e strategie per specifiche categorie come l’anziano, i soggetti a rischio e le donne nell’ultimo trimestre di gravidanza. Importante è comunque ribadire che la vaccinazione antiinfluenzale, se rappresenta un’opportunità per tutti, diventa particolarmente importante per le persone più fragili, come gli anziani o chi presenta patologie croniche.
Non è destinata esclusivamente agli over 60: anche adulti con fattori di rischio e alcune categorie professionali possono trarne beneficio. È importante, poi, sottolineare che la vaccinazione non garantisce l’assenza completa dei sintomi respiratori: l’efficacia può variare di anno in anno a seconda della corrispondenza tra ceppi vaccinali e virus circolanti. Tuttavia, il vaccino riduce l’intensità della malattia e il rischio di complicanze gravi. Inoltre, alcune infezioni respiratorie possono essere causate da virus diversi dall’influenza (come il virus respiratorio sinciziale), quindi la comparsa di sintomi simil-influenzali non significa che il vaccino sia inefficace.
■ In Italia siamo molto lontani dalle percentuali di immunizzazione indicate dall’Oms. Quali i valori richiesti per garantire una copertura di massa e quali le strategie che le società scientifiche propongono per aumentare la partecipazione dei cittadini?
Purtroppo il Covid non ha aiutato nel coinvolgimento e nell’entusiasmo della popolazione verso la vaccinazione. Lo scorso anno per l’influenza siamo rimasti -nel target degli ultra 65enni, che è quello che ci interessa di più- al 52,5% con un trend in discesa dal 65,1% nel primo anno di Covid, quando molta gente ha pensato di proteggerrsi almeno dall’influenza per evitare la diagnosi differenziale. Un valore bassissimo, perché l’obiettivo dell’Oms è 75%, mentre quello ideale sarebbe il 95%, perché comunque il vaccino (sia antinfluenzale, sia anti Covid) è fatto per ridurre il peso sul Servizio sanitario nazionale. Vale a dire che l’efficacia del vaccino è soprattutto nell’evitare le complicanze. Contro il Covid, l’anno scorso, si è vaccinato meno del 5% degli ultra 65enni.
È importante ricostruire fiducia e adesione alle vaccinazioni, promuovere un uso corretto dell’automedicazione e, come detto, sfruttare tutte le occasioni per vaccinare i pazienti, anche al di fuori delle campagne stagionali tradizionali. Un esempio efficace è quello di somministrare il vaccino pneumococcico a un paziente anziano o fragile durante la degenza ospedaliera, prima della dimissione, indipendentemente dal periodo dell’anno. Questa strategia, che amplia le possibilità oltre la sola offerta attiva di medici di famiglia e Asl, permette di incrementare la copertura vaccinale e proteggere meglio chi è più a rischio.
■ Qual è il ruolo che può svolgere l’automedicazione responsabile per alleggerire la pressione sul sistema sanitario?
Durante le ondate influenzali, il ricorso ai farmaci da banco rappresenta spesso la prima risposta ai sintomi comuni come febbre, malessere respiratorio, mal di testa e stanchezza. L’automedicazione, se effettuata in modo responsabile e proporzionata all’intensità dei sintomi, è una scelta terapeutica adeguata perché può offrire diversi benefici: permette di alleviare i disturbi e migliorare il benessere generale, modulando, al contempo, la risposta immunitaria, riducendo il rischio di complicanze. Questo aspetto è particolarmente rilevante negli anziani, nei quali una reazione immunitaria eccessiva può contribuire a complicanze più gravi, come la polmonite interstiziale tipica delle infezioni virali. Si tratta di un approccio consolidato per molte infezioni respiratorie virali, incluse quelle causate da metapneumovirus, adenovirus, parainfluenza e coronavirus diversi dal Covid-19.
L’automedicazione va bene per tutte queste forme. Per le categorie più vulnerabili, come gli anziani o i soggetti fragili, è importante integrare l’automedicazione con la valutazione medica tempestiva. In caso di sospetto Covid-19, un tampone rapido può guidare l’eventuale prescrizione di farmaci specifici, come il Paxlovid, che deve essere somministrato sotto controllo medico e per un periodo definito di cinque giorni. Tuttavia, non tutti gli anziani possono assumere questo trattamento a causa di possibili interazioni con altri farmaci. Il Covid nella maggior parte dei casi passa in modo meno pesante del passato, ma nei fragili non va sottovalutato: la scorsa settimana, in Italia, ha provocato 21 morti.
■ Secondo la ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, il farmacista è, dopo il medico di medicina generale, il principale punto di riferimento per la popolazione. Come pensa che il farmacista si debba preparare e impegnare, come educatore sanitario, nel diffondere l’importanza della vaccinazione antinfluenzale?
Il Covid ha sdoganato in modo chiaro l’importanza della farmacia su tanti livelli: il primo approccio al paziente, l’esecuzione del test, il counselling. E poi oggi, in particolare in molte Regioni, una possibilità, ormai presente in diverse nazioni, che è la vaccinazione. Il farmacista è la figura in prima linea sia per il consiglio dei farmaci da automedicazione, sia per risolvere dubbi se i disturbi non migliorano dopo i primi giorni, se tendono a peggiorare o se riguardano persone fragili, perché può valutare la situazione ed eventualmente rimandare al medico per accertamenti.
Importante è che il farmacista si prepari, che segua i corsi specifici, per la rianimazione cardiopolmonare e per l’uso del defibrillatore, ma soprattutto per l’aspetto di approccio anamnestico e per l’attenzione alla vaccinazione, da eseguire in un contesto adeguato dal punto di vista ambientale e dell’accoglienza degli utenti, che rassicuri le persone così da incrementare la quota di vaccinazione. Fondamentale poi che le farmacie agiscano in maniera coordinata, specialmente nella comunicazione, in modo da mettere sempre al centro la figura del farmacista come punto di riferimento per la salute sul territorio.
L’indagine di Human Highway : la fiducia degli italiani negli operatori sanitari
La fiducia degli italiani nel medico di famiglia è in crescita di quasi 12 punti percentuali rispetto al 2020: oggi il medico curante resta il punto di riferimento per il 64,6% degli italiani, seguito dal farmacista (23,5%).
I giovani si affidano più spesso a internet (fino al 18% tra gli under 24) e all’intelligenza artificiale: tra gli under 24 l’IA ha già superato internet e i social come fonte di informazione. Al crescere dell’età aumenta l’importanza del consulto medico, fino a raggiungere il massimo tra gli over 65 che si rivolgono al medico nell’80% dei casi.
Per quanto concerne i rimedi utilizzati in caso di sintomi influenzali e simil-influenzali, i farmaci da banco si confermano l’opzione terapeutica d’elezione (64,4%), seguiti da integratori e vitamine (16,9%) e dagli antibiotici (15,4%), il cui uso, seppur in calo, resta diffuso, soprattutto tra i giovani (30,9%) e gli uomini (18,8% vs. 11,9% donne). “L’uso inappropriato di antibiotici è ancora troppo frequente” avverte Pregliasco. “Ricordiamo che vanno assunti solo in caso di complicanze batteriche a fronte di una prescrizione medica: abusarne favorisce l’antibiotico-resistenza e non aiuta contro i virus”.
(di Ilaria Sicchirollo, Farma Mese n. 8 – 2025 ©riproduzione riservata)
