Terapia anticoagulante orale: il ruolo del farmacista

Il farmacista può fare molto soprattutto nell’ambito dell’educazione del paziente all’uso della terapia anticoagulante orale, contribuendo a migliorare gli esiti del percorso di cura e aiutandolo a ridurre il rischio di incorrere in sgradevoli eventi avversi

L’uso degli anticoagulanti orali (Oac) è un pilastro nella prevenzione e nel trattamento del tromboembolismo, in particolare nei pazienti con fibrillazione atriale non valvolare (Nvaf).

Tuttavia, la gestione di questi farmaci richiede particolare attenzione, poiché il rischio di sanguinamento e la necessità di un’aderenza ottimale alla terapia rendono indispensabile un adeguato supporto informativo al paziente.

In questo contesto, il farmacista svolge un ruolo chiave nell’educazione della persona, contribuendo a migliorare gli esiti terapeutici e a ridurre gli eventi avversi. Una nuova revisione, pubblicata su Research in social and administrative pharmacy, ha analizzato proprio l’impatto dell’intervento educativo nella gestione della terapia anticoagulante, con particolare attenzione alla distinzione tra antagonisti della vitamina K (Vka) e anticoagulanti orali diretti (Doac).

Gli antagonisti della vitamina K, come il warfarin, rappresentano da decenni un trattamento di riferimento, ma il loro utilizzo è caratterizzato da un margine terapeutico ristretto e dalla necessità di un monitoraggio costante dell’Inr per garantire un equilibrio tra efficacia e sicurezza. I farmaci anticoagulanti orali diretti -tra cui rivaroxaban, apixaban, edoxaban e dabigatran- offrono, invece, un’alternativa con dosaggi fissi e minori restrizioni dietetiche, perché riducono la necessità di controlli frequenti, ma non sono, comunque sia, esenti da rischi, soprattutto nei pazienti con insufficienza renale o soggetti ad altre comorbidità.

I pazienti in terapia con antagonisti della vitamina K…

Nei pazienti in terapia con farmaci antagonisti della vitamina K l’intervento del farmacista ha portato a un miglioramento significativo in diversi ambiti, che vale la pena segnalare. L’88,2% degli studi ha evidenziato, per esempio, un incremento della conoscenza del paziente sulla terapia anticoagulante, mentre il 90,9% ha riportato un miglior controllo dell’Inr e il 54,5% ha registrato un aumento del tempo trascorso nel range terapeutico.

Significativa anche la riduzione delle complicanze emorragiche e delle riammissioni ospedaliere, sopo l’intervento del farmacista, dimostrando così in concreto come l’educazione da parte del professionista in camice bianco possa influire positivamente sulla gestione della terapia con Vka, migliorando la sicurezza e l’efficacia del trattamento, a tutto vantaggio sia del paziente, sia del suo percorso di cura.

…e con anticoagulanti orali

Per quanto riguarda i Doac, i risultati sono stati meno omogenei: soltanto il 36,4% degli studi ha, infatti, mostrato un miglioramento significativo nell’aderenza alla terapia dopo l’intervento educativo del farmacista. Inoltre, l’impatto sulla riduzione del rischio emorragico e sul tasso di ospedalizzazioni è risultato più variabile, suggerendo che la percezione di una gestione più semplice di questi farmaci potrebbe aver limitato l’attenzione rivolta all’educazione del paziente. Tuttavia, l’assenza di un monitoraggio dell’Inr non esclude la necessità di un counselling adeguato, considerando che aderenza e corretta somministrazione rimangono comunque sia fattori critici per la sicurezza e l’efficacia del trattamento.

Conclusioni e prospettive future

Il farmacista, con il suo ruolo educativo e di supporto, si conferma una figura chiave nella gestione della terapia anticoagulante, con un impatto concreto sulla sicurezza e sull’efficacia del trattamento: un approccio strutturato e proattivo all’educazione del paziente può, infatti, migliorare significativamente gli esiti clinici, ridurre il carico assistenziale e contribuire a una migliore gestione della terapia anticoagulante a livello globale.

Per il futuro, sarà cruciale implementare programmi educativi standardizzati per entrambe le classi di farmaci, migliorando l’integrazione tra farmacisti e altri operatori sanitari e sfruttando le tecnologie digitali per favorire un ancora maggiore coinvolgimento del paziente.

FONTE: Ahmed A.A. Omer, Ikhwan Yuda Kusuma, Dezső Csupor, Péter Doró, “Outcomes of pharmacist-led patient education on oral anticoagulant therapy: a scoping review, research in social and administrative pharmacy”, 2025, Issn 1551-7411.

(Paolo Levantino, farmacista clinico e segretario nazionale Fenagifar, Farma Mese N. 4-2025 ©riproduzione riservata)

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