Gli italiani parlano di sesso con naturalezza, ma quando si passa alla prevenzione qualcosa si blocca. È quanto emerge da un’indagine condotta da Doctolib in occasione della Giornata Mondiale contro l’Aids: infatti, se l’85% discute serenamente di sesso con il partner, il 73% con il medico e il 65% con gli amici, quasi la metà (46%) non usa mai il preservativo e non ha mai fatto un test Hiv.
“Quello che emerge è una conoscenza superficiale: e la superficialità si traduce in scarsa prevenzione e nella mancata comprensione di come vivere il sesso in modo davvero sicuro” spiega il dottor Davide Barletta, urologo e andrologo su Doctolib.it, la piattaforma digitale che consente di prenotare visite e gestire la propria salute.
La prevenzione si ferma a metà
Oltre al mancato uso del preservativo e del test Hiv, la ricerca mostra che il 67% degli italiani non ha ricevuto il vaccino Hpv (Papillomavirus umano). Dati che, secondo Barletta, raccontano un problema di comunicazione, più che di volontà: “È da anni che si parla di Hpv e di rapporti protetti, ma la comunicazione non arriva davvero a tutte le fasce d’età, soprattutto agli adolescenti. I messaggi devono cambiare linguaggio, canali e formati: non possiamo parlare allo stesso modo a un ragazzo di vent’anni e a un adulto. Altrimenti i messaggi non attecchiscono, e questi dati lo dimostrano chiaramente”.
Il 77% del campione, inoltre, ritiene fondamentali i test per Hiv e altre malattie sessualmente trasmissibili (Mst), eppure solo il 16% li ha effettuati nell’ultimo anno. Una distanza netta tra intenzione e azione. “C’è ancora molto pudore e soprattutto molta paura del risultato” – commenta Barletta. – “Noi uomini, in particolare, tendiamo a rimandare: siamo più impauriti rispetto alle donne. Ma questa difficoltà di affrontare un test può costare caro: una diagnosi non è una condanna, è il primo passo per un percorso verso la guarigione”.
La survey rivela anche una forte discontinuità informativa: solo il 28% degli italiani si informa spesso sulle Mst, mentre il 46% lo fa soltanto occasionalmente. Molti non sanno dove cercare le informazioni e non conoscono gli strumenti a disposizione: il 65% non conosce alcuna campagna di prevenzione dedicata e il 69% non ha mai sentito parlare del Telefono Verde Aids e Ist dell’Istituto Superiore di Sanità, un servizio pubblico attivo da oltre trent’anni che fornisce informazioni e supporto su Hiv e infezioni sessualmente trasmesse. Per Barletta, questo è uno snodo cruciale: “e non esistono luoghi, fisici o digitali, dove fare domande senza paura di essere giudicati, le persone restano in silenzio. I ragazzi, soprattutto, hanno bisogno di punti di riferimento chiari, affidabili e accessibili”.
3 falsi miti da sfatare
La disinformazione non riguarda solo i dati, ma anche ma anche ciò che le persone credono vero sulla base di informazioni “a metà”. Tra i fraintendimenti più frequenti:
• La profilassi pre-esposizione (PrEP) sostituisce il preservativo.
Falso. La PrEP (profilassi pre-esposizione) è un farmaco preventivo che riduce il rischio di contrarre l’HIV, ma non protegge da altre MST come clamidia, gonorrea, ureaplasma, HPV o herpes.
• La pillola anticoncezionale rende i rapporti “sicuri”.
Falso. La pillola evita una gravidanza, non un’infezione. Confondere “non restare incinta” con “sesso sicuro” è uno dei fraintendimenti più comuni.
• In una relazione monogama il rischio è zero.
Falso. Molte MST possono comunque essere trasmesse, ad esempio attraverso pratiche anali non protette con il proprio compagno o la propria compagna. Batteri come E. coli ed enterococco faecalis possono comunque passare da una zona all’altra del corpo, anche tra partner abituali.
Cinque consigli per una sessualità più sicura e consapevole
Secondo Barletta e Doctolib, prendersi cura della propria salute sessuale significa tornare ai fondamentali:
1. Parlarne con figure di riferimento
La prevenzione inizia molto prima dei test: nasce dal modo in cui si parla di sesso in famiglia, tra amici, con figure di riferimento. Rendere la salute sessuale un argomento normale fin dall’adolescenza riduce tabù, paure e silenzi che spesso ritardano domande essenziali. È il primo vero “vaccino culturale”.
2. Prima visita specialistica in adolescenza
Intorno ai 14 anni è utile che i ragazzi incontrino un andrologo o un urologo e che le ragazze facciano una prima visita ginecologica. Oltre a essere un primo controllo medico, rappresenta un momento per informarsi su protezione e rischi e avere un adulto competente a cui fare domande senza imbarazzo.
3. Conoscere il proprio corpo (autopalpazione)
Per gli uomini, l’autopalpazione testicolare è un gesto semplice ma fondamentale per individuare precocemente anomalie. Per le donne, osservare cambiamenti, ascoltare segnali e capire cosa è “normale” e cosa no è altrettanto importante. Conoscere il proprio corpo significa riconoscere quando qualcosa cambia.
4. Capire cosa sono (davvero) le Mst
Clamidia, gonorrea, HPV, herpes: il modo in cui si trasmettono e come evitarli non dovrebbe essere un elenco intimidatorio, ma un insieme di informazioni chiare e realistiche. Capire i meccanismi di trasmissione aiuta a scegliere comportamenti più consapevoli, senza moralismi né allarmismi.
5. Rivolgersi al medico senza imbarazzo
Chiedere chiarimenti, esprimere dubbi, verificare paure: rivolgersi a un medico non è un segno di debolezza ma di responsabilità. Un confronto tempestivo permette di prevenire, non inseguire i problemi, e trasforma la salute sessuale in una parte naturale del proprio benessere.
