Presentato a Berlino lo STADA Health Report 2025: solo 1 europeo su 2 riesce a vivere in modo sano

Una vita più sana: la vogliamo tutti, ma in pochi, poi, la otteniamo davvero. È quanto emerge dallo STADA Health Report 2025, l’indagine che Human8 ha condotto anche quest’anno per conto del gruppo farmaceutico internazionale, intervistando oltre 27.000 persone provenienti da tutta Europa (Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Kazakistan, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Uzbekistan).

Lo STADA Health Report esiste dal 2019 a livello europeo e rappresenta ormai una fonte autorevole e indipendente per indagare le aspettative dei cittadini Eu in merito alla salute e al loro stile di vita. I risultati dell’indagine 2025 sono stati presentati alla stampa internazionale questa mattina a Berlino, durante una conferenza alla presenza di più di 100 giornalisti provenienti da tutta Europa. “Non siamo qui semplicemente per presentare dati” ha detto in apertura dell’evento Peter Goldschmidt, Ceo Stada “la salute è il tesoro più importante che abbiamo e per prenderci cura delle persone dobbiamo sapere di cosa hanno bisogno: STADA Health Report ha questo prezioso e ambizioso obiettivo, che si ripete anno dopo anno”.

Tra il dire e il fare…

L’edizione 2025 dello STADA Health Report evidenzia un gap profondo tra le ambizioni degli europei in merito ai loro stili di vita e la realtà: il 96% afferma, infatti, di riconoscere l’importanza di una vita sana, ma poi solamente il 51% vive realmente e quotidianamente in maniera salutare. E tutti noi sappiamo ormai che la salute è una sfida quotidiana che implica motivazione e impegno, determinazione e tempo, risorse economiche e mentali. Ma poi tra il dire e il fare passa un abisso. L’87% degli intervistati, per esempio, dichiara di sapere che l’alimentazione svolge un ruolo fondamentale, ma soltanto il 57% dichiara di nutrirsi in maniera “healthy”; il 72% si impegna regolarmente con l’esercizio fisico, assumendo integratori alimentari e mangiando il più sano possibile, due terzi (66%) si sottopongono ad alcuni o a tutti i controlli preventivi, con un aumento di 5 punti percentuali rispetto ai dati registrati nel 2023, ma c’è ancora 34% (era il 42% nel 2023) che non si sottopone a nessun check-up. Insomma, in merito alla prevenzione la situazione è migliorata, ma è ancora lontana dall’essere buona.

Le barriere alla cura di sè

Quali le barriere a un miglioramento del proprio stile di vita? Lo STADA Health Report 2025 ha indagato anche su questo: manca innanzitutto la motivazione, che è elemento chiave di ogni cambiamento, poi manca anche il tempo, risorsa fondamentale per praticare, per esempio, attività fisica o praticare i propri hobby e prendersi così cura di se stessi. Naturalmente anche la disponibilità economica è un elemento importante, perché gli europei sono ben consapevoli di non poter affidarsi esclusivamente ai singoli sistemi sanitari per migliorare il loro livello di salute e benessere generale. Sebbene, infatti, la soddisfazione per i sistemi sanitari si sia stabilizzata, solamente la metà degli europei ritiene il proprio equo in termini di accesso alle cure e ai servizi, ed evidenzia una generale preoccupazione e insicurezza per le cure future che si potranno ricevere dal Ssn in caso di malattia grave.

Il report dimostra, dunque, che la fiducia nel sistema sanitario del proprio Paese resta debole: nel 2024 era soddisfatto il 56% del campione, lo è il 58% nel 2025, e le donne hanno meno fiducia degli uomini. In sintesi, solamente la metà degli europei pensa che il suo Ssn sia buono, mentre il 44% arriva addirittura a definire il proprio sistema “ingiusto”.

Ai e professionisti sanitari: fiducia in crescita

STADA Health Report 2025 ha fatto anche un focus sull’Ai: anche se la fiducia nell’intelligenza artificiale non è ancora diffusa, si registra, da parte degli europei, un’apertura in costante crescita verso questa tecnologia. Oggi, il 39% delle persone può già immaginare di rivolgersi all’Ai per ottenere consigli medici invece di farsi visitare dal medico, e sono i cittadini danesi (48%) e svedesi (47%) i maggiormente aperti a questa idea. Un altro 25% afferma di potersi rivolgere all’Ai in futuro, quando la tecnologia sarà ulteriormente maturata.

Tuttavia, in ambito salute l’interazione personale rimane un fattore decisivo e così i medici di medicina generale (69%) e i farmacisti (58%) si confermano essere tra le figure più affidabili in ambito sanitario, molto più di “dr. Google” (20%), dell’intelligenza artificiale (15%) e degli influencer della sanità (11%). Interessanti in particolare i dati che riguardano i farmacisti: il 40% degli europei afferma che i consigli ricevuti in farmacia sono un motivo essenziale per continuare a frequentare le croci verdi tradizionali. E ancora: le farmacie per i cittadini d’Europa sono un punto di riferimento accessibile per tutte le loro esigenze sanitarie (30%) e apprezzano, in particolare, i rapporti personali con le persone che vi lavorano (28%).

Salute mentale: resta un tema prioritario

Oltre alla situazione economica, che resta una barriera importante alla cura di sé, anche la stabilità mentale gioca un ruolo chiave: il 36% degli intervistati si dichiara bisognoso di cure, ma solamente il 7% beneficia del supporto di uno specialista. Nel complesso, però, il 64% degli europei definisce la propria salute mentale come “buona”, tuttavia due terzi (66%) dichiarano di aver sperimentato sintomi di burnout almeno una volta. Le donne (71%) e le persone sotto i 35 anni (75%) risultano particolarmente colpite. Quanti vivono problemi di salute mentale hanno, poi, tre volte in meno la probabilità di condurre uno stile di vita sano rispetto a coloro che godono di una buona salute mentale e di questo dovremmo essere tutti più consapevoli.

In particolare, preoccupa la situazione dei più giovani: dichiarano, infatti, di usare i social media in maniera ossessiva, per lo più per scacciare lo stress, ma in realtà con queste abitudini e il tempo da soli davanti a computer, tablet e device, si estraniano dalla realtà, e lo stress lo subiscono ancora di più. Ne sono però abbastanza consapevoli, tanto che il 62% degli under35 interpellati dallo studio dichiara di voler usar meno  social nel prossimo futuro.

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