Parliamo di persone

Hai detto niente! Parlare di persone, quando ci si riferisce al mondo della farmacia (ma non solo), significa affrontare un tema indubbiamente molto delicato. Inoltre, è necessario distinguere se ci vogliamo concentrare sulle persone interne o su quelle esterne (i clienti o, come qualcuno insistentemente ripete, i pazienti).

Iniziamo da quelle interne, dai collaboratori, addetti al reparto dermocosmetico, magazzinieri e così via.
Inutile ripeterlo: le persone con cui lavoriamo sono quelle che possono determinare il successo o l’insuccesso della nostra attività. Possiamo aver creato il miglior progetto, aver messo a punto la più interessante e innovativa strategia, ma se non c’è coesione, partecipazione, condivisione dell’obiettivo… ebbene, non si va da nessuna parte.

Ma partiamo dall’inizio, e cioè dalla creazione del progetto. Questo può avvenire in due modi: l’imprenditore ha un’idea brillante e decide di realizzarla; oppure sceglie di coinvolgere sin dall’inizio i suoi collaboratori per generare il nuovo progetto. Ora, qualcuno potrebbe interrogarsi sulla reale necessità di introdurre cambiamenti se le cose funzionano. A costoro rispondo frettolosamente che se aspettiamo che le cose non funzionino più, sarà troppo tardi.

Ma torniamo a noi e ai processi di trasformazione del business che, in un mondo sempre più isterico e veloce, non sono certamente da mettere in discussione. Qualunque sia la modalità con cui si è arrivati al punto di mettere in atto un cambiamento, un aspetto diventa cruciale: la comunicazione e la gestione delle persone.

Una recente ricerca di McKinsey rileva come, nell’ambito della gestione delle persone, è necessario “trattare le cose soft come se fossero hard”. Spieghiamo meglio. Così come, analizzando le competenze di una persona, possiamo distinguere tra hard skill (quello che sa fare) e soft skill (come lo fa, come si comporta), anche nella gestione del personale vi sono alcune pratiche ritenute hard (la remunerazione, la valutazione della performance oggettiva) e altre ritenute soft e, forse proprio per questo, troppo spesso sottovalutate (la formazione ad ampio spettro, il coinvolgimento nei processi organizzativi e creativi, la gratificazione non monetaria, ecc.). Bene, dicono gli esperti di McKinsey, la componente soft è cruciale per il raggiungimento dei risultati. In sostanza, come dicevamo in apertura, le persone devono essere coinvolte. A qualsiasi livello operino. Perché ognuno di loro conosce meglio di chiunque altro le specificità di quella porzione di lavoro e può, quindi, dare il proprio valido contributo.

E qui viene a galla il ruolo del leader. Troppo spesso si tende a pensare che i discorsi riguardanti i leader e la leadership valgano solo quando si tratta di grandi aziende, stratificate e strutturate, ma non nel caso della piccola farmacia. Sbagliato. Valgono sempre. Un titolare che ha una visione deve (essere in grado di) condividerla con i suoi collaboratori, se vuole essere seguito.

E lo deve fare avendo cura di essere trasparente, cioè presentando le opportunità e le sfide del nuovo progetto; dovrà essere risoluto: una volta presa una decisione, poi questa va implementata. Niente di più frustrante di quelle idee che rimangono appese e non si concretizzano mai. E, infine, dovrà ispirare. Dovrà narrare la storia che vedrà come protagonista la farmacia, spiegando sempre il “perché” di ciò che si vuol fare. E questa cosa del perché, chi mi conosce sa che la ripeto sempre, a costo di diventare noioso.

Dunque, un grande lavoro di comunicazione. La comunicazione, come avremo modo di vedere prossimamente, è fondamentale. Innanzitutto, all’interno della farmacia per essere tutti allineati; e successivamente all’esterno. E si badi, le storie che più convincono non sono quelle super fantastiche. Sono quelle vere.

(Roberto Valente, Farma Mese n. 4– 2025 ©riproduzione riservata)

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