La pianificazione patrimoniale a 360°

Alla scoperta delle modalità con cui si può trasferire il proprio patrimonio: passo fondamentale è pianificare per tempo, scegliendo con attenzione tra le diverse modalità previste dalla legge. Soltanto così potremo metterci al riparo da eventuali rischi ed essere certi di aver valutato esattamente pregi e difetti di ogni opzione

Mantenere, incrementare e poi distribuire il proprio patrimonio, personale e aziendale, è una cosa seria, che richiede competenze e conoscenze. Ne parliamo con la nostra esperta fiscalista, Paola Castelli, così da ponderare tutte le possibili opzioni e scegliere, poi, quella che meglio fa al caso nostro e dei nostri beni patrimoniali

Perché è importante ben strutturare a livello economico e giuridico il proprio patrimonio?

È da poco passata la festa di Halloween e con essa il tormentone usato dai bambini, ormai anche italiani, “dolcetto o scherzetto” (“trick or treat?”). Una corretta sistemazione patrimoniale, condotta seguendo un approccio olistico, può offrire una serie di vantaggi non soltanto a livello economico, ma anche di quiete familiare e di ottimizzazione del carico fiscale sulle attività patrimoniali e sui trasferimenti dei beni.

L’attività di pianificazione patrimoniale consente, infatti, di adottare strategie volte al mantenimento, se non -meglio ancora- all’incremento, del proprio patrimonio e di valutare in anticipo le strade percorribili per assegnare equamente, in vita e/o il più tardi possibile per successione, tale patrimonio ai propri cari. Non effettuare, invece, tale attività (e, quindi, lasciare tutto al caso) può di tradursi in una sorta di “treat”.

Quali sono le strade da percorrere per attuare la pianificazione patrimoniale?

Il primo passo da intraprendere è, con l’aiuto di un esperto in materia, fare una valutazione complessiva, una perizia, di tutto il patrimonio (una sorta di inventario) e, quindi, di tutte le attività (farmacia ed eventuale relativo immobile, immobili personali e arredi, disponibilità finanziarie, liquidità, partecipazioni, quadri, gioielli e via di seguito), delle passività (debiti e mutui) e delle eventuali donazioni e liberalità già fatte.

È come scattare una fotografia ai propri beni, nessuno escluso, per poi attribuire a ognuno di essi il valore di mercato nell’istante in cui la foto viene scattata. Nel pianificare l’allocazione degli investimenti patrimoniali occorre valutare anche i rischi e ipotizzare potenziali scenari futuri che potrebbero influenzare negativamente il proprio patrimonio.

Il secondo passo consiste nell’individuare obiettivi specifici, quantificabili e adattabili, come, per esempio, il mantenimento di un determinato tenore di vita, investimenti finanziari adatti all’orizzonte temporale dei propri obiettivi, il supporto ai familiari e via di seguito, nonché prevedere anche strumenti di tutela e successione (a mero titolo esemplificativo, ma non esaustivo, una polizza vita), condividendo gli obiettivi con la propria famiglia affinché vi sia sintonia di vedute.

Il terzo step, se si desidera pianificare il passaggio del proprio patrimonio agli eredi, consiste nel calcolare le quote loro spettanti e decidere la futura assegnazione pro quota dei beni a tali soggetti, eventualmente con un conguaglio in denaro, se necessario, per far quadrare i conti.
Il quarto passo prevede una pianificazione volta a ottimizzare il carico fiscale nel rispetto della legge.

Ha parlato di pianificare la sistemazione patrimoniale anche allo scopo di ridurre i rischi: come si può procedere?

Il “trick” consiste nel diversificare gli investimenti patrimoniali e, quindi, per esempio, oltre alla farmacia o alle farmacie, avere delle disponibilità finanziarie prudentemente investite e alcuni immobili utilizzati personalmente ovvero che abbiano una buona redditività.

Fatto questo, come si può pianificare il trasferimento del proprio patrimonio ai propri cari?

Le modalità sono varie. Si può procedere con atti di donazione, con l’utilizzo del patto di famiglia, della holding, del trust e via di seguito.

Cosa prevede il patto di famiglia?

È un accordo di famiglia (da concludersi per atto pubblico notarile) con il quale l’imprenditore trasferisce la propria azienda-farmacia ovvero quote di partecipazione societarie a uno o più discendenti; al contratto devono partecipare anche il coniuge e tutti coloro che sarebbero legittimari ove in quel momento si aprisse la successione nel patrimonio dell’imprenditore.

Proprio per chiudere i conti tra gli eredi, gli assegnatari dell’azienda o delle partecipazioni societarie devono liquidare gli altri partecipanti al contratto, ove questi non vi rinunzino in tutto o in parte, versando loro una somma corrispondente al valore della famosa quota di legittima; i contraenti possono anche convenire che la liquidazione, in tutto o in parte, avvenga in natura.

Il patto di famiglia ha il vantaggio di “blindare” il passaggio generazionale, ossia di non esporre il beneficiario o i beneficiari del trasferimento a eventuali rivendicazioni per presunta lesione della “legittima” da parte degli altri eredi, la cui partecipazione all’atto e relativa sottoscrizione equivalgono ad assenso. Cosa fatta, capo ha, e non si discute più.

Ha accennato anche ad altri strumenti: la holding e il trust. Di cosa si tratta?

Halloween, holding e trust hanno i medesimi natali anglosassoni. Holding viene dal verbo “to hold”, che significa detenere, possedere; trust viene dal verbo “to trust”, ossia fidarsi.

La holding (o società capofila, capogruppo, controllante o società madre e generalmente una Srl) è una società che possiede almeno il 51% delle azioni o quote di altre società (che mantengono la loro indipendenza giuridica), in modo da esercitare un’influenza dominante sulla loro amministrazione e, quindi, un controllo sulla loro gestione.

Tale società può detenere quote di partecipazione maggioritarie, liquidità, immobili, partecipazioni non di controllo e beni immateriali e, quindi, ben può assumere la veste di “holding di famiglia”, società “cassaforte” creata per detenere e gestire il patrimonio familiare, proteggendolo, nonché per pianificare il passaggio generazionale: il patrimonio o una parte rilevante dello stesso viene centralizzato, consolidandone la proprietà in un’unica entità (la Holding di famiglia, appunto). Tale entità giuridica in tal caso coinvolge i membri della famiglia, anche se spesso il controllo societario si concentra nelle mani dei soci fondatori, che conferiscono le proprie quote detenute nelle società figlie (quote di società titolari di farmacia/e e/o di altre società, per esempio di società immobiliari).

In cosa consiste, invece, il trust?

Con il trust un soggetto (“settlor” o disponente) affida, in vita ovvero mortis causa, il proprio patrimonio o parte di esso a un soggetto (“trustee”), che a sua volta si impegna a gestirlo a condizioni ben definite e regolamentate dall’atto costitutivo del trust e a trasferirne i relativi frutti a favore di uno o più determinati soggetti (“beneficiaries” o beneficiari) espressamente indicati dal settlor.

Con tale strumento il disponente protegge i suoi beni da eventuali future vicende personali legate alla persona del proprietario, nonché dai creditori propri e da quelli dei suoi figli. Il patrimonio detenuto in trust dal trustee non può, infatti, essere aggredito da eventuali creditori del disponente in quanto esso è uscito dalla sua sfera giuridica, mantiene la sua autonomia rispetto al patrimonio personale del trustee ed è utilizzabile esclusivamente per gli scopi previsti dal trust.

Ci sono vantaggi fiscali ricorrendo al patto di famiglia o al trust?

Con il patto di famiglia si può trasferire l’azienda-farmacia ovvero quote societarie in esenzione da imposte, purché il beneficiario sia un discendente in linea retta del disponente ovvero il coniuge e si impegni a detenere la titolarità della quota di partecipazione (Snc o Sas) ovvero il controllo della società (Spa o Srl) per almeno cinque anni dalla data del trasferimento.

Con il secondo strumento c’è il vantaggio di poter trasferire i beni al trust senza versare imposte indirette (quali imposta di registro o imposta di donazione), perché la tassazione è rinviata al momento in cui i beneficiari riceveranno le attribuzioni.

In conclusione, cosa consiglia di fare?

È difficile sapere cosa riserverà il domani o come cambieranno le esigenze e gli obiettivi nel tempo: per questo è importante disporre di un piano chiaro e a tutto tondo, che permetta di raggiungere gli obiettivi economico-finanziari a breve, medio e lungo termine.

Come sempre bisogna “dare i numeri”, mettendo sulla bilancia costi (oneri di gestione e burocrazia) e benefici, pregi e difetti di ogni strumento a propria disposizione per pianificare la sistemazione del proprio patrimonio con lo scopo di proteggere il futuro proprio e della propria famiglia.

Normalmente uso la regola delle tre “P” (posizione, posizione, posizione) in caso di acquisto di un immobile, ma la stessa ben si può adattare alla fattispecie in esame e, quindi, il mio consiglio è: pianificare, pianificare, pianificare.

(di Paola Castelli, Farma Mese n. 9 – 2025 ©riproduzione riservata)

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