Per contrastare la diffusione di questa comune infezione del fegato, in Canada hanno reclutato i farmacisti di comunità. Ecco come funziona lo studio Pharma-C e cosa viene richiesto al farmacista, sia in termini di formazione, sia operativamente
L’epatite C (Hcv) è un’infezione del fegato spesso asintomatica, ma capace di causare gravi complicazioni se non trattata, come cirrosi, carcinoma epatocellulare e, nei casi più gravi, morte. Nonostante la disponibilità di trattamenti antivirali ad azione diretta (Daa) altamente efficaci, una parte significativa della popolazione convive con l’infezione senza saperlo. In questo contesto, nasce lo studio Pharma-C, condotto nella provincia del Québec, con l’obiettivo di valutare la fattibilità dello screening rapido per l’Hcv direttamente nelle farmacie di comunità.
Formazione mirata e accesso al test
Tutti i farmacisti coinvolti hanno seguito una formazione obbligatoria online, focalizzata non soltanto sugli aspetti tecnici del test rapido, ma anche sulla comunicazione con il paziente e sull’inquadramento clinico dell’infezione da Hcv. Inoltre, per rafforzare le competenze, sono stati proposti moduli facoltativi su tematiche complementari, come la riduzione del rischio e le terapie sostitutive con oppiacei.
Il reclutamento degli utenti è avvenuto tramite contatto diretto in farmacia, distribuzione di materiale informativo e collaborazione con organizzazioni locali.
I criteri di inclusione si basavano sulle linee guida provinciali, ma permettevano anche l’accesso a chi richiedeva il test di propria iniziativa, persino in assenza di fattori di rischio espliciti. Il percorso iniziava con un breve colloquio di pre-test, durante il quale il farmacista illustrava le modalità di trasmissione dell’Hcv e le possibili conseguenze dell’infezione. Il test, eseguito con l’OraQuickHcv tramite un piccolo prelievo capillare, forniva un esito entro 20–40 minuti. Nell’attesa, il farmacista forniva consigli su misure di prevenzione e riduzione del rischio.
In caso di positività, si attivava una procedura codificata, con la compilazione del modulo per le autorità sanitarie e la presa in carico da parte di una struttura specialistica per l’avvio del percorso diagnostico e terapeutico.
Identificati il 2% di soggetti positivi
Lo studio Pharma-C ha permesso di testare in tutto 101 utenti, dei quali circa il 2% è risultato positivi all’epatite C e indirizzato alle strutture sanitarie competenti. Sebbene il numero assoluto possa sembrare limitato, si tratta di un risultato coerente con la prevalenza stimata del virus nella popolazione generale. In un contesto di screening decentralizzato, ogni caso identificato rappresenta un successo, in quanto si tratta di pazienti che, potenzialmente, non sarebbero stati altrimenti intercettati.
A fine test, oltre il 75% dei partecipanti ha compilato il questionario di gradimento, esprimendo valutazioni estremamente positive su tutti gli aspetti del servizio. Su una scala Likert da 1 a 5, la media dei punteggi si è attestata, infatti, ben al di sopra di 4,9 punti, con particolare apprezzamento per la professionalità del farmacista, l’accessibilità del servizio e la propensione a raccomandarlo ad altri. Ciò conferma non soltanto l’efficacia operativa del modello, ma anche la sua piena accettazione da parte della popolazione.
Barriere e fattori facilitanti
Durante l’attuazione del progetto, i farmacisti hanno avuto modo di segnalare alcune difficoltà legate all’integrazione del servizio nella pratica quotidiana, come la gestione del tempo all’interno del normale flusso di lavoro e il timore di creare situazioni di disagio o di stigmatizzazione per alcuni utenti. Allo stesso tempo, però, sono emersi anche diversi elementi facilitanti, come la disponibilità di materiali informativi ben progettati, la chiarezza delle procedure operative e l’efficacia della formazione ricevuta, che ha permesso ai farmacisti di affrontare con sicurezza ogni fase del processo. Nel complesso questi aspetti non hanno compromesso la realizzazione del progetto, ma evidenziano, comunque sia, la necessità di un’organizzazione attenta e di un supporto adeguato.
In conclusione, lo studio Pharma-C ha evidenziato come lo screening dell’epatite C in farmacia sia una strategia praticabile e ben accolta dalla popolazione. Questo modello si è rivelato, inoltre, particolarmente efficace nel favorire l’accesso al test tra i soggetti più difficili da intercettare, offrendo così un contributo concreto agli sforzi di eliminazione del virus.
(di Paolo Levantino, farmacista clinico e segretario nazionale Fenagifar, Farma Mese n. 8 – 2025 ©riproduzione riservata)
FONTE
Prévost R. et al., “Hepatitis C screening in community pharmacies-a feasibility and knowledge transfer study: PHARMA-C”, J Assoc med microbiol infect dis, Can. 2024 Oct 25;9(3):161-172. doi: 10.3138/jammi-2024-0010.
