Con oltre 4 miliardi di euro di vendite annue e un impatto complessivo sul Pil nazionale stimato in 4.626 milioni di euro, il settore degli integratori alimentari rappresenta oggi una delle componenti più dinamiche e strategiche del made in Italy. Un comparto che, oltre a generare valore economico, sostiene in misura significativa l’occupazione -soprattutto femminile e qualificata- e si conferma elemento centrale all’interno del canale farmacia.
I dati, emersi dall’analisi condotta da Integratori & Salute in collaborazione con PwC Italia, offrono un quadro dettagliato dell’impatto socio-economico generato dal settore nel 2023. Si tratta di una fotografia utile a comprendere le dinamiche di mercato, le prospettive di sviluppo e le sfide normative e operative che le aziende -e di riflesso i professionisti della farmacia- si trovano a fronteggiare quotidianamente.
Il peso economico del comparto
Nel 2023, il valore delle vendite di integratori alimentari in Italia si è attestato a 4.091 milioni di euro distribuiti attraverso i tre canali principali: farmacia, parafarmacia e Gdo. Una cifra significativa che testimonia la solidità del comparto, confermata anche dall’analisi degli impatti sul Pil nazionale: ogni euro speso in integratori genera infatti 1,13 euro di Pil, attestando la capacità moltiplicatrice del settore sul tessuto economico.
Il valore aggiunto complessivo imputabile agli integratori alimentari ha raggiunto i 4.072 milioni di euro, mentre il gettito fiscale riconducibile al settore, comprensivo di Iva e altre imposte, ha toccato quota 1.099 milioni di euro nel solo 2023.
A livello di filiera, farmacie, parafarmacie e Gdo hanno generato 911 milioni di euro di valore aggiunto diretto, alimentando così l’intero ecosistema produttivo e distributivo. Parallelamente, le aziende associate a Integratori & Salute hanno realizzato 2.754 milioni di euro di fatturato (incluso l’export) e 781 milioni di euro di valore aggiunto diretto.
Questi numeri sottolineano come il settore degli integratori non sia più solo una nicchia di mercato, ma una componente ormai strutturale del comparto salute e benessere, con un’incidenza importante non solo in termini di consumi ma anche per la fiscalità e l’occupazione nazionale.

Farmacia: canale principe
Per il farmacista, questi dati sono tutt’altro che astratti. Secondo Integratori & Salute, oltre l’80% degli integratori alimentari viene acquistato in farmacia e parafarmacia, canali che rimangono i punti di riferimento privilegiati per il consumatore. Ciò conferma il ruolo determinante del farmacista non solo nella dispensazione del prodotto, ma anche e soprattutto nell’orientare il paziente verso un uso corretto, consapevole e sicuro degli integratori.
Il consumatore italiano, infatti, appare sempre più informato e consapevole. La percezione diffusa è che gli integratori rappresentino uno strumento utile a mantenere o migliorare lo stato di salute, tanto che l’acquisto di questi prodotti si fa spesso metodico e motivato da esigenze specifiche.
Impatto occupazionale: forte componente femminile
Uno degli aspetti più interessanti emersi dall’analisi riguarda l’occupazione. Nel 2023, il settore degli integratori ha sostenuto complessivamente 51.719 unità lavorative, con una marcata componente femminile pari al 50% del totale, a fronte di una media nazionale del 42%. Un dato che diventa ancora più rilevante considerando la distribuzione per comparto:
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nelle farmacie, parafarmacie e Gdo la quota femminile sale al 77%;
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nella produzione e distribuzione intermedia è del 53%;
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tra i fornitori e le imprese collegate si attesta al 41%,.
Non meno rilevante è il dato relativo al livello di scolarizzazione: il 34% dell’occupazione nel settore è laureata, contro una media nazionale del 24%. Ciò riflette il crescente fabbisogno di competenze tecniche, regolatorie e scientifiche, che caratterizza un mercato sempre più normato e tecnologicamente avanzato.
L’identikit delle aziende: tra innovazione e complessità regolatoria
Se il lato distributivo è saldamente in mano alle farmacie, il cuore produttivo del settore batte in aziende che, pur diverse per dimensione e assetto societario, condividono alcuni tratti comuni. Dalla survey condotta da Integratori & Salute emerge infatti che circa il 60% delle aziende associate è a capitale interamente italiano, mentre il 24% è a capitale estero e il 16% sono multinazionali italiane.
Il modello di business prevalente è quello orientato alla commercializzazione, mentre la produzione è spesso realizzata per conto terzi. I clienti principali sono i grossisti e i distributori, mentre quadri e dirigenti rappresentano mediamente il 20% della forza lavoro.
Da sottolineare anche l’attenzione verso la parità di genere e la flessibilità organizzativa: il 72% delle aziende supporta lo smartworking e programmi di formazione continua, mentre il 64% offre flessibilità oraria. Tuttavia, la certificazione di parità di genere, pur riconosciuta come prioritaria, risulta ancora poco diffusa.
Ricerca e sviluppo al centro delle strategie
L’innovazione rappresenta uno dei pilastri strategici del comparto. L’86% delle aziende dispone di un’unità interna di ricerca e sviluppo (R&D) dedicata anche alla compliance regolatoria, mentre circa l’80% ha attive collaborazioni con università o istituti di ricerca accademici.
Gli ambiti verso cui si concentrano gli investimenti futuri comprendono:
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nuove formulazioni di integratori (84%);
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digitalizzazione dei processi aziendali (68%);
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formazione e sviluppo del personale (62%);
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espansione della distribuzione, anche su mercati esteri (48%).
Questa propensione all’innovazione si traduce anche nella varietà dell’offerta. Secondo i dati diffusi, il 82% delle aziende propone vitamine e sali minerali, seguite da probiotici (80%), integratori per la funzione immunitaria (80%) e per la regolarità intestinale (76%). Una gamma ampia che riflette sia le tendenze di mercato sia le esigenze di salute percepite dai consumatori.
Le sfide regolatorie: un tema cruciale per la farmacia
Se la domanda di integratori cresce, il contesto regolatorio resta però uno degli elementi più critici. L’86% delle aziende percepisce come prioritaria la necessità di adeguarsi a normative europee in continua evoluzione, soprattutto in tema di novel food, definizione e limiti delle sostanze botaniche, gestione dei contaminanti, rivendicazioni salutistiche (health claims), sanzioni e controlli.
La mancanza di armonizzazione a livello UE, in particolare, crea un contesto frammentato che penalizza le imprese italiane, limitando la possibilità di competere su scala internazionale e, di riflesso, incidendo anche sulla farmacia, costretta spesso a gestire prodotti e informazioni sottoposti a regole differenti a seconda dei mercati di riferimento.
Come sottolinea Germano Scarpa, presidente di Integratori & Salute, “diversi nutrienti vengono messi in discussione dalla Commissione Europea in maniera scollegata dalla realtà scientifica. È auspicabile un’armonizzazione delle regole, perché oggi ci troviamo di fronte a una regolamentazione frammentata che penalizza l’innovazione nel nostro Paese.”
Sostenibilità, etica e ESG: le nuove priorità
Altro fronte strategico è quello legato alla sostenibilità e agli aspetti ESG (Environmental, Social, Governance). Secondo la survey, circa l’80% delle aziende associate dispone di procedure per la gestione delle questioni etiche e possiede un codice etico interno. In ambito ESG, le azioni più frequenti riguardano:
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welfare aziendale (52%);
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programmi di sicurezza e salute per i dipendenti (52%);
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interventi sul packaging (52%);
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promozione della parità di genere (44%).
Un approccio che risponde sia alle esigenze normative sia alle attese dei consumatori, sempre più sensibili a temi ambientali, etici e sociali.
Implicazioni per il farmacista
Per il farmacista, questi dati e trend rappresentano molto più di un semplice aggiornamento statistico. Il ruolo professionale nella dispensazione di integratori è oggi centrale non solo per orientare le scelte del paziente, ma anche per garantire un utilizzo consapevole e sicuro di prodotti spesso percepiti -erroneamente- come privi di rischi.
La crescente complessità regolatoria richiede al farmacista aggiornamento costante, capacità di interpretare le norme e di valutare criticamente la qualità e la sicurezza dei prodotti proposti al banco. Inoltre, la diversificazione dell’offerta e il ritmo con cui nuove formulazioni vengono immesse sul mercato impongono una solida conoscenza delle basi scientifiche che giustificano l’impiego degli integratori nelle varie condizioni di salute.
Allo stesso tempo, la farmacia resta il principale luogo dove intercettare le esigenze del consumatore, costruire fiducia e contribuire a quella “prevenzione primaria” di cui gli integratori possono rappresentare uno strumento —se ben utilizzati— a supporto del benessere individuale e della sostenibilità dei sistemi sanitari.
Conclusioni
Il comparto degli integratori alimentari si conferma dunque settore maturo, dinamico e cruciale per il Sistema Italia e per il canale farmacia. Forte di numeri solidi, di una propensione costante all’innovazione e di una crescente rilevanza economica, il settore si trova però a dover fronteggiare sfide complesse, prime fra tutte quelle regolatorie e legate alla sostenibilità.
Per il farmacista, conoscere a fondo queste dinamiche significa poter esercitare appieno il proprio ruolo professionale, non solo come dispensatore ma come consulente competente, capace di guidare il paziente verso scelte informate e responsabili.
In uno scenario in rapida evoluzione, il binomio integratori-farmacia appare destinato a consolidarsi ulteriormente, a patto che resti saldo il principio guida della salute pubblica: l’integratore non è mai un sostituto della terapia medica né una soluzione universale, ma può costituire -nelle mani di professionisti adeguatamente formati- uno strumento prezioso per il benessere e la qualità della vita.