Prevenzione, un investimento strategico. Il decalogo del Ministero

Passare da una sanità “reattiva” a una “proattiva”. È questa la sfida centrale del nuovo Decalogo della Prevenzione illustrato agli Stati Generali della Prevenzione dal Capo Dipartimento del Ministero della Salute, Maria Rosaria Campitiello. Come riporta Quotidiano Sanità, il documento invita a ripensare radicalmente il ruolo delle politiche sanitarie nel nostro Paese, mettendo al centro la prevenzione come primo e più potente “farmaco” per la salute collettiva.

Secondo il decalogo, la prevenzione non è solo una buona pratica, ma rappresenta un’autentica svolta culturale. In un sistema sanitario spesso focalizzato sulla cura delle malattie già conclamate, si propone di anticipare l’intervento sanitario, agendo sulle cause e sui comportamenti a rischio prima che insorgano patologie croniche o acute.

Non un costo, ma un investimento strutturale La prevenzione viene definita come un investimento strategico per la sostenibilità del SSN, per il benessere delle persone e per lo sviluppo economico nazionale. Le politiche preventive, se ben attuate, generano risparmi, aumentano la produttività e migliorano la qualità della vita. Per questo, non possono più essere considerate voci di spesa ordinaria, ma pilastri strutturali della programmazione sanitaria.

Stili di vita, scuola, lavoro: i fronti dell’impegno

Il decalogo promuove uno stile di vita sano e responsabile, fatto di dieta equilibrata, attività fisica regolare, contrasto a fumo e alcol, ma anche di riduzione dell’evasione scolastica, sicurezza sui luoghi di lavoro e lotta alle disuguaglianze territoriali e sociali. La prevenzione non è solo sanitaria, ma anche sociale ed educativa.

Vaccinazioni e screening: da obbligo a valore condiviso Le campagne di vaccinazione e screening non devono essere vissute come meri adempimenti burocratici. Serve un rinnovato impegno istituzionale e comunicativo, per migliorarne l’accessibilità, l’efficacia e la partecipazione attiva. In questo, è essenziale il coinvolgimento di Comuni, scuole e operatori sanitari, oltre che un uso intelligente della comunicazione pubblica.

Le cronicità come priorità epidemiologica Il documento richiama con forza l’urgenza di prevenire, ritardare o contenere l’aggravamento delle patologie croniche, in particolare per la popolazione anziana. Una migliore gestione della cronicità significa non solo migliorare la vita dei pazienti, ma anche alleggerire la pressione sui servizi sanitari, oggi spesso al limite delle capacità.

Innovazione e One Health: la prevenzione del futuro La prevenzione, secondo il decalogo, è anche innovazione tecnologica e integrazione dei saperi. Si promuove un ecosistema digitale fondato su strumenti come il Prevention Hub e un portale nazionale dedicato, in grado di aggregare esperienze, competenze e buone pratiche.

In quest’ottica, si sottolinea anche l’importanza del benessere animale e della “One Health”, l’approccio integrato che collega salute umana, animale e ambientale, fondamentale in un’epoca segnata da zoonosi e pandemie.

Tecnologia, dati e partecipazione civica L’utilizzo della telemedicina, la gestione intelligente dei dati e la costruzione di modelli predittivi sono elementi chiave per una prevenzione moderna. Ma nessuna di queste azioni sarà realmente efficace senza il coinvolgimento attivo dei cittadini. La partecipazione civica non è un accessorio, ma parte integrante della strategia di prevenzione.

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