“Dottor Oberti, come sono felice di aver trovato il suo stand e il dottorino antistress che prendo tutti gli anni. Ma che cosa fate quest’anno e a cosa vi servono quei microfoni? Siete forse in diretta sulla Rai?”
La dottoressa che mi aveva salutato con calore aveva, in parte, ragione. Infatti, abbiamo partecipato come espositori a un incontro di categoria, un appuntamento che tutti gli anni coniuga l’esposizione fieristica al dibattito congressuale, sempre utile per confrontarsi periodicamente sulle novità. E quest’anno il nostro stand è diventato il palcoscenico di un podcast estemporaneo: un vero e proprio microfono aperto per raccogliere le voci e le opinioni degli operatori del settore sul mondo della farmacia in generale, e sulla compravendita delle farmacie, in particolare.
Commercialisti, consulenti, professionisti e operatori del settore, farmacisti e titolari si sono avvicendati, e dopo quattro chiacchiere in libertà e amicizia -d’altronde il titolo del podcast era, appunto, “Matteo Oberti & friends”- facendo una panoramica generale sullo stato attuale e sul futuro della farmacia italiana, la domanda finale era sempre la stessa per tutti: “Secondo te, qual è il valore di una farmacia oggi?”.
Ciò che è emerso con chiarezza è una sorprendente, e al tempo stesso rivelatrice, difformità di pensiero. Le risposte sono state un mosaico di prospettive, ognuna influenzata dal ruolo, dall’esperienza e dalla visione personale dell’intervistato.
Per alcuni, il valore è una mera equazione finanziaria, ancorato a multipli certi e a solidi bilanci, dove l’analisi dei ricavi, l’Ebitda e la marginalità la fanno da padroni. Per altri, invece, il calcolo si arricchisce di variabili più sottili, come la posizione strategica, la qualità dei servizi erogati, il potenziale di crescita in un determinato contesto territoriale, la “latitudine” o, infine, la capacità manageriale della proprietà oppure della gestione.
Tra tutte le opinioni raccolte, la più onesta e, a mio avviso, la più appropriata è stata quella che ha tagliato corto con un semplice, ma potente: “dipende.” D’altronde chi mi segue lo sa , in tutti i miei articoli ripeto sempre che i prezzi vanno “personalizzati”. Questo “dipende” racchiude, infatti, la complessa realtà del mercato della compravendita delle farmacie: è impensabile definire un prezzo standard per tutte le farmacie italiane. Ogni perizia è un vestito sartoriale, ritagliato sulla specificità dell’azienda in vendita e sulle dinamiche della trattativa. Riconoscere questa variabilità è il primo passo per un approccio professionale e trasparente alla compravendita.
Non sono mancate, però, le risposte che hanno toccato la sfera più emotiva della professione. Tra queste, la più simpatica e profonda è stata sicuramente quella del figlio di un titolare di farmacia, la cui prospettiva non era quella del mercato o del bilancio, ma quella personale e affettiva. Alla nostra domanda ha risposto, senza esitazioni, “inestimabile.” Questa risposta, seppur non negoziabile in un contratto di compravendita, ci ricorda che dietro ogni farmacia c’è una storia, una dedizione alla salute della comunità e un patrimonio di rapporti umani che va oltre i freddi calcoli.
La nostra esperienza durante questi giorni congressuali, quindi, ha confermato che il valore della farmacia di oggi, anche alla luce dell’avvento delle catene, è un concetto a più dimensioni: matematico per il consulente, strategico per l’investitore, ma anche profondamente umano per chi, da dietro il banco, vive la professione quotidianamente.
(di Matteo Oberti, Farma-Trade srl, Farma Mese n. 9 – 2025 ©riproduzione riservata)
